Torri castelli eremi borghi fortificazioni TeramoTutto il territorio della provincia di Teramo appare segnato dalla presenza di torri , castelli e strutture fortificate che testimoniano il passato storico di questa provincia abruzzese.
Sulla costa prevalgono le torri edificate per difendersi dalle incursioni dei Saraceni. Tra queste ricordiamo la Torre di Martinsicuro, costruita nel XIV secolo per volontà di Carlo V, dal maestro Portolano d’ Abruzzo, che oltre a servire come torre di avvistamento delle navi nemiche, aveva annesso un altro edificio usato come dogana. La torre presenta sulla facciata un’ iscrizione e una stemma con l’ aquila bicipite che è l’ emblema di Carlo V.
Andando verso Sud, lungo la costa, si trovano altre torri di questo tipo vicino alle foci del Vibrata e del Salino. Esse avevano funzione sia di avvistamento sia di difesa e servirono a respingere un attacco di turchi che nel 1556 assalirono la costa abruzzese.
Di particolare importanza per l’ imponenza della struttura è la Torre di Cerrano a Pineto, che presenta un ampio basamento quadrato, su cui si eleva un’ altra struttura di dimensioni minori, entrambe le strutture terminano con una merlatura guelfa. Attualmente la Torre del Cerrano è proprietà della provincia di Teramo ed è un laboratorio di biologia marino e fluviale.
Le zone collinari e montane presentano , oltre alle torri di avvistamento, borghi fortificati e fortezze militari. Tra le torri di avvistamento ricordiamo la torre triangolare di Montegualtieri a Cermignano. La torre fu edificata nel XIV secolo su di uno sperone roccioso e con i suoi 18 metri di altezza permetteva di vigilare sulla vallata del Vomano.
La torre di Cellino Attanasio , di forma cilindrica, faceva parte della cinta muraria posta a difesa del paese. La torre della Regina Giovanna a Bisenti, forse di epoca precedente al 1300, è l’ unica rimasta di tre torri situate sulle mura di cinta del paese.
Tipici esempi di borghi fortificati sono Montone , con la Torre Mastio, a pianta quadra, del XIV secolo, posta all’ ingresso del paese e la Torre del Orologio, del XII – XIII secolo, a pianta quadra, marcata in due piani da una doppia fila di mattoni, nella parte superiore della facciata si trova l ‘orologio che le da il nome.
Anche Sant’ Omero si presenta come un borgo fortificato, in cui l’ abitato è situato su di un’ altura ed è circondato da mura con basamento a scarpa, delle quali restano ancora tracce in particolare in via Frà Dionigi e lungo via di Porta Castello, dove c ‘è la porta di entrata, con un arco a sesto acuto che da accesso ad una scalinata; nei passaggi sormontati da volte si notano dei grossi architravi in legno. L’ intera struttura e le fortificazioni potrebbero essere datati intorno al 1400, altri edifici sono di epoche posteriori, intorno al 1600. Lungo le gallerie e i vicoli del borgo si trovano nicchie e postazioni di guardia per i soldati , che oggi sono state riempite con mattoni.
Spostandoci verso l’ interno incontriamo due strutture militari, una utilizzata fino al 1861 ed ora restaurata è la Fortezza di Civitella, l’ altra da molto tempo in stato di abbandono è Castel Manfrino. La Fortezza di Civitella del Tronto, posta su di una sperone roccioso, in posizione dominante sulle vallate del Vibrata e del Tronto, si estende per circa 25 000 mq. La fortezza venne costruita tra il 1564 e il 1576 durante la dominazione spagnola. La fortezza era circondata da un fossato, su cui si abbassava un ponte levatoio, presentava vari camminamenti e tre piazze d’ armi. La fortezza aveva 5 cisterne per l’ acqua, magazzini per i viveri, prigioni, alloggi per i soldati, cucine e locali per la mensa, il Palazzo del Governatore, la chiesa di San Giacomo e la cappella di Santa Barbara. La fortezza e il paese di Civitella hanno subito numerosi assedi, l’ ultimo nel 1861, quando fu l’ultima roccaforte borbonica ad arrendersi all’esercito di Vittorio Emanuele II. Dopo anni di abbandono, nel 1985, dopo 13 anni di restauri , è stata aperta ai visitatori.
Castel Manfrino si trova in località Macchia di Sole, al confine con il territorio di Ascoli Piceno e deve il suo nome al re svevo Manfredi che la fece costruire per difendersi dalle incursioni dei feudatari guelfi di Ascoli. Nel 1266 Manfredi venne sconfitto da Carlo I D’ Angiò, che s’ impadronì del castello e lo rafforzò costruendo un altro torrione. Il castello, in pietra calcarea , di forma quadrangolare , con cinta muraria potenziata da tre torri , ora quasi distrutta dalle intemperie, quella più al sud , un pò distaccata, era la torre di avvistamento, quella centrale, il maschio svevo, era l’ abitazione del castellano, la terza torre, costruita da Carlo I D’ Angiò, era posta a guardia dell’ ingresso. Di questa torre restano la base, con la cisterna interrata e tratti di mura fino ad un’ altezza di 12 m. Il castello passò poi ai francesi, che lo mantennero fino al 1400, poi venne abbandonato poiché le sue fortificazioni non vennero adeguate alla scoperta della polvere da sparo, come invece avvenne per la fortezza di Civitella.